Santiago, Italia: Nanni Moretti Indaga il Passato Per Parlarci Del Futuro.

Dicembre 14, 2018 2:33 pm

Nanni Moretti torna alla regia con il documentario Santiago, Italia che ricostruisce gli eventi successivi al colpo di Stato di Pinochet del 1973 e il ruolo svolto dalla nostra ambasciata dove trovarono rifugio molti oppositori del regime. Nel documentario viene data voce a chi fuggì dalla propria patria per trovare una seconda casa nel nostro Paese. Il regista, attraverso le testimonianze raccolte, intende anche ricordare l’importanza dell’accoglienza e della empatia. Caratteristiche che nell’Italia di oggi sembrano essere andate perdute.

Tra i sorrisi e le lacrime si ripercorre una storia d’accoglienza e integrazione che ha dell’incredibile. E che solo apparentemente sembra riecheggiare la famosa formula del «ni perdón ni olvido». Perchè invece di perdono ce n’è eccome. C’è verso i delatori che hanno rivelato il nome di un compagno sotto tortura. E c’è, in fondo, anche per quella generazione di ex militari, ora incarcerati, che potrebbero essere i nostri nonni. Ma non c’è oblio, quello no. Santiago, Italia è un piccolo monumento della memoria.

UN MESSAGGIO INCONFONDIBILE

L’intenzione di Nanni Moretti con Santiago, Italia è chiara: ricordare all’Italia ciò che è stata e ciò che sembra incapace di essere ancora. Il traduttore Rodrigo Vergara racconta di essere arrivato a Roma e di aver ricevuto subito un’offerta per andare a lavorare nell’“Emilia rossa” dove fu assunto come operaio agricolo: “io sono un rifugiato, sono nella stessa condizione di qualunque persona che arriva qui senza nulla, perché questa era la mia condizione. Io sono arrivato qui senza soldi, sono stato accolto. Mi hanno permesso di integrarmi”. Orientata precipuamente a questo scopo, lodevole poiché questa pagina di storia italiana è poco nota, la narrazione finisce per proporre in modo un po’ superficiale l’amalgama tra i rifugiati accolti di ieri e quelli respinti di oggi, che funziona fino ad un certo punto se pensiamo alla diversa entità e al diverso contesto economico e politico in cui si producono gli esodi attuali verso il nostro paese.

“Santiago, Italia”, non è solo un prezioso documento su una pagina oscura della storia recente cilena, ma è soprattutto uno sguardo sul presente dell’Italia.

UN FILM ASSOLUTAMENTE NECESSARIO

È una storia vera. Una storia dimenticata che Moretti porta sul grande schermo con grande rispetto registico. Il nostro oggi può somigliare al loro ieri… è possibile o no? Nanni Moretti non si limita a raccontare il golpe cileno del 1973 ma va a fondo sull’intervento italiano. Mostra un cambiamento, un periodo storico, una scelta ben chiara e netta di un Paese e di alcune persone. Non guarda alle sfumature ma direttamente al nero e al bianco di quella circostanza. Santiago, Italia è un film di quelli, pochi pochissimi, che va incluso tra “i necessari”.  Non bisogna essere d’accordo, bisogna dargli la possibilità di mostrare cosa vuol dire non essere imparziali, cosa vuol dire interrogarsi su determinati problemi e questioni politiche e sociali, cosa significa dovere abbandonare la propria casa e la propria famiglia.

LA FRASE CULT: «Oggi viaggio per l’Italia e vedo che l’Italia assomiglia sempre di più al Cile, nelle cose peggiori del Cile. Questa cosa di mettersi in questa società di consumismo terribile, dove la persona che hai al fianco non te ne frega niente, se la puoi calpestare la calpesti. Questa è la corsa: l’individualismo».

LA STORIA VISTA DALLE PERSONE COMUNI

Nel documentario si ripercorrono gli eventi dando voce a persone comuni che hanno vissuto in prima persona l’ascesa di Salvador Allende, il golpe militare del settembre 1973 e la dittatura di Pinochet.

IL LAVORO DI RICERCA

L’idea del film è venuta a Moretti dopo un viaggio in Cile, un anno e mezzo fa. Tornato in Italia ha iniziato a realizzare le prime interviste, decidendo poi di tornare nel Paese sudamericano per girare nuovo materiale e per incontrare a Punta Peuco, un carcere per privilegiati, ex esponenti del regime.

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